Il tendine di Achille è il più forte e il più grande tendine del corpo umano, anche se è quello che più comunemente si lesiona.
L’incidenza delle rotture del tendine Achilleo è in aumento recentemente considerando il tasso crescente di obesità, la maggior partecipazione ad attività sportive e l’aumento della vita media.
Sia nel trattamento conservativo che in quello chirurgico una riabilitazione precoce è essenziale per permettere un veloce ritorno alle attività della vita quotidiana con un’ottima funzione del tendine achilleo.
Le rotture del tendine achilleo colpiscono più frequentemente o gli uomini tra i 25 e 40 anni a causa di attività sportive o quelli sopra i 60 anni con infortuni legati a tendinopatie degenerative.

Anatomia
Anatomicamente le fibre del tendine di Achille sono formate dalla coalescenza del gastrocnemio e del soleo e si inseriscono sulla regione posteriore della tuberosità calcaneale.

La zona tra i 2 e 6 cm dall’inserzione tendinea è quella più vulnerabile alle degenerazioni e alla rotture vista la povera vascolarizzazione di questa porzione.
Diagnosi
La diagnosi della rottura acuta del tendine achilleo è per lo più basata sulla storia clinica e l’esame obiettivo.
Tipicamente il paziente descrive di avere sentito uno schiocco udibile o una frustata nella regione posteriore della gamba seguito dalla comparsa di dolore e difficoltà nella deambulazione.
I segni della rottura includono la discontinuità palpabile del tendine achilleo, il deficit di forza nella flessione plantare della caviglia, l’eventuale tumefazione dei tessuti molli per l’ecchimosi e l’edema, il test di Thompson positivo, il test di Matles + e l’incapacità di rimanere in punta di piedi.

Esami strumentali
Gli esami di supporto per la conferma strumentale includono l’ecografia e la risonanza magnetica.
La risonanza magnetica non fornendo immagini dinamiche non è adeguatamente affidabile per determinare rotture parziali o complete. L’ecografia è più efficace nell’identificare la zona di lesione, il gap tra i margini di lesione e se la rottura è parziale o completa.
Le radiografie possono rivelare la presenza di lesioni calcifiche, prominenze di Haglund o fratture da avulsione del calcagno.
E’ importante per l’ortopedico differenziare tra lesioni traumatiche sport correlate e lesioni a bassa energia visto che le ultime sono spesso associate a processi degenerativi dei tendini, tendinosi croniche, infiltrazioni con cortisone e anzianità.
Trattamento
Il trattamento conservativo comporta 6-8 settimane di immobilizzazione in gesso. La caviglia è posizionata in flessione plantare nelle prime 4 settimane e in posizione neutra per le altre 2-4 settimane. Il trattamento conservativo ha un più alto tasso di rirottura del tendine confrontato con il trattamento chirurgico.
Molte procedure chirurgiche sono descritte in letteratura e possono essere divise in riparazioni a cielo aperto, mini invasive e percutanee.
Tra questi l’approccio posteromediale è il più frequentemente usato vista la buona vascolarizzazione della regione mediale del tendine achilleo.
L’obiettivo, indipendentemente dalla tecnica di sutura utilizzata, che il chirurgo sceglierà sulla base delle sue preferenze, è restituire l’appropriata lunghezza al tendine. Questa si può ottenere durante l’intervento comprandola con quella del tendine del muscolo plantare oppure, se questo è assente, con la dorsiflessione della caviglia controlaterale.

Il paratenonio bisogna quando possibile ripararlo.
WALANT
L’intervento chirurgico eseguito in anestesia locale con la wide awake ha dei vantaggi pratici importanti ( riduzione dei tempi operatori, controllo della tensione e della tenuta della sutura durante l’intervento, il paziente può verificare immediatamente il risultato raggiunto)
Per la guarigione del tendine la riabilitazione è molto importante. Una mobilizzazione della caviglia e un carico precoce sono molto efficaci nel recupero postoperatorio.
Complicanze
Le complicanze includono le lesioni del nervo surale, le infezioni, le rirotture, le trombosi venose profonde e le cicatrici ipertrofiche.
In generale pazienti recuperano la normale deambulazione tra le 12 e le 18 settimane post-operatorie.