Introduzione
Con il termine rizoartrosi del pollice si indica la degenerazione artrosica dell’articolazione tra il trapezio e il I metacarpo (TM).
E’ una patologia molto diffusa ed è tra le più frequenti sedi di artrosi nella mano.
La malattia colpisce più frequentemente le donne degli uomini e fa la sua comparsa solitamente dopo i 45 anni.

Funzionalmente il pollice è il dito più importante della mano. La sua posizione, il suo intricato design e l’ampiezza del suo movimento gli consente di opporsi alle altre dita. Il suo movimento è direttamente responsabile della prensione della mano.
L’articolazione trapezio-metacarpale, grazie alla sua estrema mobilità, dona alla nostra mano capacità funzionali uniche.
La TM è un’articolazione “a sella”, costituita dall’affrontamento delle superfici articolari del trapezio e della base del I osso metacarpale (I MTC) e la sua normale funzionalità dipende dall’integrità di diverse strutture legamentose e miotendinee.
La degenerazione delle superfici avviene in modo progressivo e si possono riconoscere diversi stadi evolutivi della malattia.
La malattia di De Quervain e/o la sindrome del tunnel carpale possono a volte coesistere con una rizoartrosi del pollice.
Valutazione clinica
Il paziente solitamente riferisce dolore, tumefazione e limitazione funzionale al pollice soprattutto nello svolgimento di attività manuali che utilizzano il pollice per una presa di forza come girare le chiavi della serratura, svitare i barattoli, scrivere o allacciare i bottoni.
Il dolore è localizzato alla base del pollice ed è irradiato al polso in direzione dorso- radiale.
Valutazione strumentale
L’ esame radiografico standard è di per sé sufficiente per evidenziare la malattia.
Uno studio più approfondito può giovarsi delle proiezioni di Eaton e di Roberts.
Trattamento
Il trattamento della rizoartrosi del pollice nella fasi iniziali consiste nel riposo, nell’astensione delle attività che provocano dolore, l’impiego di tutori (rizosplint) per l’immobilizzazione e nell’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei.

Qualora tale terapia non sia più efficace, si può procedere con l’iniezione intrarticolare di farmaci steroidei direttamente nell’articolazione, anche se la terapia chirurgica rappresenta l’unica soluzione definitiva per il controllo del dolore.
Gli interventi chirurgici proposti sono molteplici e vanno dall’asportazione del trapezio con o senza interposizione biologica, alle fusioni articolari o artrodesi fino alla sostituzione protesica delle superfici articolari.
Spesso utilizzo una tecnica mini-invasiva in anestesia locale senza l’uso del tourniquet che prevede la trapeziectomia con ricostruzione legamentosa e artroplastica di interposizione con il tendine del flessore radiale del carpo .
E’ un intervento che allevia il dolore, dona stabilità all’articolazione e conserva o migliora la forza.

Dopo l’intervento il paziente dovrà utilizzare un tutore per 2 settimane per poi eseguire il programma di fisioterapia.
Come dal dentista non si eseguono esami preoperatori e il paziente dopo la procedura può tornare immediatamente a casa. Il paziente non ha nausea e vomito o altri spiacevoli effetti dell’uso di oppiacei o sedazioni. Inoltre il paziente può parlare al chirurgo durante la procedura e ottenere tutte le informazioni necessarie alle cure post-operatorie.
La durata dell’intervento è di circa 30 minuti.

Sindrome del tunnel carpale: non colpisce solo chi ha “le mani in pasta
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