Il gomito del tennista è una patologia per certi aspetti non perfettamente conosciuta nella sua patogenesi, presentandosi sempre con lo stesso quadro sintomatico ma alla cui origine non è da ascriversi una causa costante e comune.
Questa patologia colpisce chi, per motivi sportivi o lavorativi, ripete spesso determinati movimenti e può provocare dolore anche intenso. Come si può curarlo? Risponde il dottor Davide Pennazzato, ortopedico dell’Ospedale di Tradate.
Chi soffre di epicondilite, ovvero del cosiddetto gomito del tennista, sa che si tratta di una condizione dolorosa. La patogenesi dell’epicondilite presenta tre aspetti: osteotendineo, articolare e nervoso. L’aspetto osteotendineo individua come causa dominante della malattia la degenerazione della lamina tendinea degli estensori. E’ soprattutto il tendine del muscolo estensore radiale breve del carpo (ERBC) nella sua inserzione sull’epicondilo omerale ad andare incontro a questo processo degenerativo.L’aspetto osteoarticolare riconosce come causa dominante una patologia ossea o articolare della omero-radiale. L’aspetto nervoso riconosce come causa dominante della malattia la compressione del ramo profondo del nervo radiale al gomito.
«Controllare il dolore non è semplice soprattutto in alcune fasi – spiega il dottor Davide Pennazzato, ortopedico dell’Ospedale di Tradate – visto che ne esistono diverse che si differenziano per comparsa, intensità e durata del dolore.
Da cosa è causato il gomito del tennista?
Il gomito del tennista è una patologia che insorge principalmente tra i 30 e i 50 anni, anche se chiunque può esserne colpito a prescindere dall’età, e colpisce i muscoli e i tendini che consentono di estendere il polso e le dita della mano. «La causa di questa infiammazione – afferma l’ortopedico – è spesso un uso eccessivo e continuato nel tempo. A dispetto del nome, però, non sono soltanto le persone che praticano particolari attività sportive a esserne colpite, ma anche quelle che per motivi professionali come l’imbianchino, la casalinga, il cuoco, il musicista, che sono costrette a ripetere determinati movimenti. Il gomito del tennista non deve essere trascurato perché il dolore che lo contraddistingue può estendersi anche all’avambraccio e persistere anche a riposo. Se l’abuso dell’articolazione si protrae nel tempo – conclude il dottor Pennazzato – ci può anche essere una progressiva riduzione della funzionalità di mano, polso e del gomito».
Come curare il gomito del tennista?
Il dolore in sede epicondiloidea può avere genesi diversa e pertanto la terapia deve essere basata sulla patologia causale. Bisogna quindi domandarsi se il dolore deriva da una malattia tendinea, da una malattia articolare o da una nervosa. Dalla risposta si individua il corretto approccio terapeutico. Se ricorre la motivazione articolare o neurogena la condotta sarà chirurgica orientata verso la lisi mirata della patologia osteoarticolare per via artrotomica o artroscopica. Se ricorre quella neurogena verso la decompressione del ramo profondo del nervo radiale.
Se ricorre la motivazione tendinea pura deve essere approntato un protocollo terapeutico mirato a seconda dello stato più o meno grave della patologia tendinea.
Nella fase acuta iniziale il riposo, gli antinfiammatori e la riduzione dell’attività costituiscono il cardine del trattamento.
Nei casi più refrattari si può ricorrere alla terapia infiltrativa o alla terapia con onde d’urto.
«Con una terapia a base di onde d’urto – continua lo specialista – si ha un effetto più duraturo perché consente di rivascolarizzare il tendine.
Nei casi in cui il trattamento conservativo non riesca a risolvere il quadro patologico è consigliabile passare al trattamento chirurgico. In presenza di patologia tendinea preferisco asportare l’area degenerata a livello dell’ERBC mediante tecnica microchirurgica. Attraverso mezzi ottici si riescono a riconoscere e a trattare i tessuti degenerati».
Il dottor Pennazzato visita presso l’Ospedale Galmarini di Tradate in Libera Professione il Martedì e il Giovedì PER INFO E PRENOTAZIONI VISITE >